Grand’Italia prosegue il percorso iniziato dal fortunato Figure dell’Italia civile, allargando gli orizzonti della narrazione storica con il ritratto di 31 personaggi che hanno caratterizzato la storia e la cultura italiana contemporanea, 31 donne e uomini di diverso orientamento culturale e politico, espressione di un’Italia che appare lontana, ma che può essere di utile esempio ai giovani di oggi.
Il libro, che si presenta come una serie di capitoli autonomi, distinti, leggibili ognuno per conto suo, permette al lettore di cogliere il significato complessivo della storia dell’Italia del Novecento.
Tratteggia, fra le altre, le figure dei “venerati maestri” Benedetto Croce e Francesco Ruffini, di Piero Gobetti e di Antonio Gramsci, di Oriana Fallaci e di Rita Levi Montalcini, di Leonardo Sciascia e di Giovannino Guareschi, di Umberto Agnelli e di Enrico Martini Mauri, di Valdo Fusi e di Bruno Caccia, di Adolfo Omodeo e di Carlo Antoni, di Aldo Garosci e di Giovanni Sartori, di Giuseppe Saragat e di Umberto II, per concludersi con i ricordi su Vittorio Chiusano, Stefano Rodotà, Giorgio Albertazzi, Umberto Eco, Giuseppe Galasso, Lucio Toth, Valerio Zanone e molti altri. In appendice, un inedito di Mario Soldati su Mario Pannunzio, il terzo “venerato maestro” a cui l’autore ha dedicato cinquant’anni della sua vita.
Con alcuni dei personaggi, Pier Franco Quaglieni ha intrattenuto rapporti personali anche attraverso la direzione del Centro “Pannunzio”.
Emerge, nel suo insieme, un’Italia dalle molte voci che hanno lasciato traccia significativa di sé: una Grand’Italia anche perché polifonica, in cui la diversità di pensieri e di esperienze è vista come una ricchezza.
Pier Franco Quaglieni, docente e saggista di storia risorgimentale e contemporanea, è pubblicista dal 1968. È vice presidente del Centro Pannunzio, che ha contribuito a far crescere a fianco di Arrigo e Camillo Olivetti, Mario Soldati.
Ha incontrato e conosciuto da vicino molte personalità di cui ha scritto in questo libro. È conferenziere invitato in tutta Italia e all’estero. All’età di 47 anni è stato insignito dal Presidente della Repubblica Scalfaro della Medaglia d’oro di I classe di Benemerito della Scuola, della Cultura e dell’Arte. Ha vinto, tra gli altri, i premi “Voltaire”, “Tocqueville”, “Popper” e “Venezia”.
Ha scritto di lui Aldo Cazzullo: “È un cavaliere solitario che da decenni tiene viva la memoria di una grande tradizione culturale spesso misconosciuta”. Massimo Gramellini ha, a sua volta, affermato: “È un liberale del Risorgimento nato nel secolo sbagliato. Per nostra fortuna”. Alessandro Passerin d’Entrèves scrisse nel 1984: “Nella mia giovinezza conobbi, simile a lui, Piero Gobetti, anche lui artefice di vita morale e culturale come oggi è Quaglieni”.