La project room del Contemporary Culture Center di Palazzo Tagliaferro, ospita la mostra “Cina. I colori del riso” che vede esposte le impegnate e scenografiche opere dell’artista francese Jean – Pierre Giovanelli esponente internazionale del linguaggio installativo multimediale.
Il titolo, che utilizza il termine omografo ed omofono riso, inteso come cereale, ma anche come reazione fisico-emotiva-cognitiva, si carica altresì dalla sua colorazione simbolica e ideologico-politica. La visione del mondo di questo artista internazionale si esprime, nelle opere esposte, in un linguaggio, simultaneamente, di ordine visuale, sonoro, materiale ed immateriale, già appartenuto all’estetica degli anni Sessanta-Settanta. Saranno infatti in mostra opere a parete, una megascultura in fibra vetrosa, oggetti, un video.
L’artista Fellow della Bogliasco Foundation The Liguria Study Center for the Arts and Humanities, Genova, è stato presentato e recensito da eminenti critici, come Pierre Restany, storici dell’arte e scrittori come François Pluchart, filosofi contemporanei, come Jean Baudrillard, Paul Virilio e John Rajchman. Figura d’artista e d’architetto, Giovanelli espone, con la poetica che lo connota, dalla metà degli anni Settanta, quei simboli, quelle metafore, quegli archetipi, che sono funzionali ad una rappresentazione sfaccettata dell’attuale situazione della Cina nel Mondo.
Protagonista della mostra è il riso, che rinvia immediatamente alla nutrizione dei Cinesi, che ne sono i più antichi consumatori, produttori, ed esportatori, a livello globale. Non è bianco, neppure nero, come quello che si serviva alla tavola degli imperatori o quello della zona di Vercelli, ottenuto, recentemente, tramite misteriose alchimie, e denominato Venere, ma è rosso! Rosso come una bandiera, un’ideologia, la rivoluzione, la passione, il desiderio? Sarà il pubblico ad interrogarsi. Perché oggi la Cina, Paese ex comunista, è la migliore manager del Capitalismo? Si chiede nei suoi testi e dibattiti il filosofo militante sloveno Slavoj Žižek. Il suo apprezzato interlocutore Alain Badiou non può non rilevarne la posizione ambivalente nei confronti di Mao Tse Tung. Lo stesso Maoismo, tuttavia, è segnato da un Taoismo che assegna una complementarità agli opposti, vedendo nella contraddizione il motore della natura, della società, del pensiero. Il sistema capitalistico della Cina d’oggi non sarebbe, nella sua visione, la versione esotica del capitalismo occidentale, ma il suo specchio.